Denti che si auto-riparano: ecco lo studio che apre le porte al futuro
Noi di Studi Campagna siamo sempre particolarmente attenti alle ultime ricerche in campo medico ed odontoiatrico. Ci piace poter condividere scoperte e novità con i nostri lettori e, anche se spesso si tratta di studi embrionali ben lontani dalla realizzazione pratica, crediamo sia importante evidenziare quanto l’odontoiatria sia un “terreno” sempre in gran fermento e in continua evoluzione perché ci offre la misura di come i trattamenti dentistici cambino di anno in anno. D’altronde, un’esperienza dal dentista oggi è assai diversa da una realizzata 5 anni fa.
La recente ricerca condotta dal King’s College di Londra e pubblicata sull’autorevole rivista Scientific Reports apre scenari impensabili fin ora: quelli dell’autoriparazione dei denti. Questa possibilità diventerebbe concreta grazie alle cellule staminali che formano la dentina (il tessuto compreso tra lo smalto e la polpa). Ma come funziona? Alla base ci sarebbe la stimolazioni delle cellule staminali.
Per farlo è stata usata una molecola chiamata Gsk-3 (Glicogeno sintasi chinasi), che viene utilizzata tendenzialmente per la cura di alcune malattie neurologiche, come l’Alzheimer. Nell’esperimento, condotto in questa prima fase su dei topi, una spugna immersa di questa molecola è stata inserita nella cavità dentale da riparare (un dente danneggiato, compromesso) ed è stata fissata per circa un mese. Il farmaco ha stimolato le cellule staminali e queste ultime hanno prodotto la dentina. La spugna si è poi biodegradata e il dente si è auto-riparato in 6 settimane.
Questa tecnica si rivelerebbe fondamentale per riparare denti danneggiati da carie, infezioni o incidenti meccanici. E un giorno, probabilmente neanche troppo lontano, verrà utilizzata anche dagli studi dentistici.