Come le sigarette mandano in fumo il lavoro del dentista

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In caso di malattie alle gengive, come nel caso della parodontite, il fumo può ridurre l’efficacia di terapie come quella per la rimozione del biofilm batterico, che è causa del problema. Chi fuma ha meno benefici dal trattamento e le tasche gengivali, dove i batteri si concentrano e rilasciano le loro tossine, restano più aperte con il rischio di perdita dentale.

Lo studio. La conferma arriva da uno studio, quasi unico per dimensioni del campione e durata (1551 individui coinvolti per ben 35 anni), condotto da Aorra Naji, del dipartimento di parodontologia di Falun in Svezia. Lo studio sarà presentato a EuroPerio9, il congresso della Federazione Europea di Parodontologia che si terrà ad Amsterdam.

Effetti negativi già noti. Che il fumo contribuisca a ridurre l’efficacia delle cure parodontali è un dato consolidato da tempo. Gli effetti del fumo su gravità e progressione della parodontite sono abbastanza noti e sono tante le annotazioni scientifiche anche sull’influenza del fumo sull’esito della terapia, tanto che il fumo è proprio una delle controindicazioni all’esecuzione di procedure chirurgiche ricostruttive dei tessuti parodontali. Anche riguardo alla terapia non chirurgica, da alcuni anni, sono state accumulate delle evidenze sugli effetti negativi del fumo.

I clinici svedesi hanno visto che, a un anno dal trattamento, nel non fumatore si riducono tre tasche su quattro, mentre nel fumatore solo una su due.

I danni del fumo sulle gengive. Il problema del fumo è dato da più fattori. Innanzitutto è causa di tossicità diretta, dovuta alla nicotina e ai prodotti della combustione, con l’alterazione del microcircolo e la sclerosi dei tessuti gengivali, che diventano meno capaci di rispondere all’insulto dei batteri. Vi è poi un effetto di sistemico del fumo che è capace di alterare e distruggere alcune funzionalità immunitarie e di mettere più a rischio di infiammazione le gengive.

Una rigenerazione molto lenta. Anche la rigenerazione del tessuto gengivale, dopo la pulizia, procede più lentamente nel fumatore. È quindi importante che un paziente fumatore che si appresta a una terapia parodontale, sia messo al corrente che la cessazione del fumo è parte della terapia. Altro elemento interessante è il fatto che smettere di fumare, solo transitoriamente, non ha effeto. Le conseguenze positive sono visibili solo dopo una cessazione duratura, mentre il rischio parodontale legato al fumo si azzera solo dopo dieci anni.

Gli avvertimenti del dentista. Deve, quindi, essere sempre cura del dentista chiedere al paziente se è un fumatore, avvertendolo dei rischi correlati e motivandolo ad eliminare questa abitudine nociva, che può essere causa di problemi anche agli impianti dentali, aumentando il rischio di tumore del cavo orale oltre a tante altre complicazioni già note di natura sistemica.

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